Archivio della categoria: Articoli e Pubblicazioni

La gelosia retroattiva

gelosiaretroattiva

Articolo a cura della Dott.ssa Ornella Mannatrizio

La gelosia retroattiva o gelosia degli ex è una forma di gelosia romantica, di stampo ossessivo-compulsivo, che si caratterizza da ansia, rabbia, frustrazione e rancore nei confronti del passato sentimentale e/o sessuale del partner del geloso.

È una condizione riscontrabile sia negli uomini che nelle donne, in egual misura, ciò nonostante presenta delle differenze di genere: nell’uomo l’attenzione si focalizza sull’aspetto sessuale delle relazioni che il partner ha avuto con gli ex (posizione, luoghi, frequenza dei rapporti sessuali), mentre nella donna, la componente su cui si fissa il pensiero è quella emotiva ed affettiva (progetti di vita, sogni, momenti di tenerezza e condivisione); questo non perché l’aspetto sessuale sia sottovalutato, al contrario, perché viene inserito all’interno di quel quadro di tenerezza, sentimento e amore, che fa assumere alla dimensione sessuale un ruolo secondario, ma non di poca importanza.

Viene anche definita “sindrome di Rebecca”, il cui nome è tratto dal libro “Rebecca, la prima moglie”, e da cui Hitchcock si è ispirato per il suo film. La vicenda narra di una giovane dama di compagnia, che sposa un ricco vedovo, e dal momento in cui la giovane sposa varca la soglia della sua nuova abitazione, viene sottoposta a continui confronti e paragoni con la prima moglie, Rebecca appunto. In modo particolare, questi confronti provengono dalla governante, che nutre una profonda e incondizionata ammirazione per la precedente padrona, al punto da condurre la nuova moglie alla gelosia e all’esasperazione.

Uno dei nuclei focali su cui si fonda questa particolare tipologia di gelosia è il bisogno di possesso: il geloso rivendica il diritto di possesso retrospettivo sulla vita sentimentale e/o sessuale del partner. I vissuti e le esperienze passate di quest’ultimo vengono equiparati a quelli presenti e assumono maggiore importanza e autorevolezza. Anzi vengono utilizzati, dal geloso, come indicatori di qualità, per stabilire il valore del proprio partner.

Per il geloso retroattivo, non è importante che il partner si comporti correttamente nei suoi confronti, nel qui ed ora: che lo ricopra di attenzioni, che sia presente, amorevole e che soddisfi ogni tipo di bisogno. In ogni caso, il partner verrà giudicato sulla base delle storie e degli uomini/donne avute in precedenza che avranno una connotazione negativa. Ovvero il passato viene giudicato come costellato da superficialità, approssimazione emotiva, spesso da scarsa intelligenza, in altre parole da errori alla quale non è possibile porre rimedio. Questo perché il filtro con cui viene valutato il passato del partner riflette la scala di valori e il modo di vedere la vita secondo il geloso, che non per forza, deve essere condiviso dal partner. Quello che la persona con gelosia retroattiva non coglie è che quello, che definisce come errori del passato, in realtà, rappresentano in tutte quelle scelte di vita che hanno portato il partner ad essere la persona di cui il geloso si è innamorato.

Avendo una impronta ossessivo- compulsiva, presenta gli stessi meccanismi del DOC, ovvero è caratterizzato da:

  • Ossessioni, idee, immagini, pensieri ricorrenti e/o persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del geloso, che vengono vissuti come intrusivi, fastidiosi e privi di senso. La sensazione riportata dai pazienti è quella di avere dei “film mentali”, o dei “sentimenti che infestano la mente” che vengono a galla da soli, che irrompono nella vita del geloso quando la mente è serena, libera da preoccupazioni, per compromettere la giornata o l’intera esistenza. Questi pensieri o immagini irrazionali, hanno la capacità di influenzare le emozioni e i comportamenti, innescando quel circolo vizioso nella quale le ossessioni alimentano le compulsioni e viceversa e dalla quale il geloso non trova via d’uscita.
  • Compulsioni, insieme di comportamenti e atti mentali, messi in atto per neutralizzare o prevenire il sopraggiungere dell’ossessione e di conseguenza la sensazione di disagio e di malessere che ne deriva. Gli atti compulsivi si distinguono principalmente in:
    • Curiosità morbosa, dal momento in cui entra in scena la figura dell’ex, creando disagio e scompenso emotivo, il geloso inizia a indagare sul passato del partner, ponendo sempre più domande, con l’intento di scoprire sempre maggiori dettagli (“se riesco a sapere tutti i dettagli, riuscirò a controllare la mia paura e il suo passato non avrà più influenza su di me”).
    • Sospetto, il geloso teme che il proprio partner gli stia nascondendo od omettendo delle informazioni di inestimabile importanza (“lui mi dice che è una storia morta e sepolta […], ma se ho ancora un po’ di tatto, mi rendo conto che non è completamente sincero”).
    • Sadismo riparatore, condotta che si innesca nel momento in cui la curiosità morbosa non procura più sollievo e non placa le ossessioni.

In questo caso, si fa strada il bisogno accusatorio nei confronti del partner e degli episodi del suo passato, che vengono rivangati, tirati in ballo, ritualizzati nel presente, attraverso il giudizio morale e la colpevolizzazione quotidiana e sistematica del partner. Nel fare ciò la persona gelosa è crudele e spietata, e può arrivare a far piangere od offendere l’altra parte. Oppure in casi estremi, troncare definitivamente la relazione, con lo scopo di infliggere la massima sofferenza .

Il dibattito sulla gelosia in generale è ancora aperto, e in modo particolare quello sulla gelosia retroattiva. I rapporti di coppia sono molto cambiati rispetto 80 anni fa, così come il ruolo della donna all’interno della società. E probabilmente continueremo a cambiare nel corso del tempo. Ad oggi le coppie vivono nell’aspirazione dell’amore passionale, ovvero di quell’amore che brucia in modo costante, caratterizzato da una sorta di perenne innamoramento e desiderio erotico reciproco che non si affievolisce con il tempo. E la gelosia ha un ruolo in tutto ciò, cioè rappresenta nella prova, nella manifestazione del proprio amore, “il condimento dell’amore”, un modo come un altro per combattere la noia della quotidianità.

In altri casi può rappresentare nell’espressione della propria insicurezza e della sfiducia di sé e negli altri, dovuta ad esperienze precedenti di abbandono non adeguatamente elaborate, alla mancanza della Persona Amata che genera un vuoto dentro il geloso. L’istinto di sopravvivenza dell’essere umano rifugge il vuoto e il geloso pur di non avvertire questa sensazione è disposto a colmarlo e compensarlo in qualunque modo.

BIBBLIOGRAFIA

  • D’Urso, Otello e la mela, Psicologia della gelosia e dell’invidia, La Nuova Italia Scientifica, 1995;
  • Benvenuto, La gelosia, il Mulino, 2011;
  • Giusti e M. Frandina, Terapia della gelosia e dell’invidia, trattamenti psicologici integrati, Sovera Editore, 2007;
  • Blèvis, Gelosia. La malattia del desiderio, Castelvecchi, 2008;
  • Nizzolino, Gelosia retroattiva maschile. Conviverci, accettarla, combatterla, Edizioni Psiconline, 2012;
  • Freud, Ossessione, paranoia, perversione. Raccolta di scritti, Bollate Boringhieri, 2016;
  • Mancini e C. Perdighe, Elementi di psicoterapia cognitiva, Giovanni Fioriti Editore, 2008;
  • Carotenuto, Trattato di psicologia della personalità, Raffele Cortina Editore, 1991;
  • Plutchik, Psicologia e biologia delle emozioni, Bollate Boringhieri, 1995;
  • Fonzi, Manuale di psicologia dello sviluppo, 2006.

Ringrazio la Dott.ssa Ornella Mannatrizio per questo articolo e per la collaborazione sul tema della gelosia retroattiva. NS

Seminario Dipendenza Affettiva 1 DICEMBRE 2017

SEMINARIO ESPERIENZIALE

GLI INCASTRI RELAZIONALI

La Dipendenza Affettiva e Teoria Interpersonale

Roma 1 Dicembre 2017

Ore 18:00-19:30

dipendenzaaffettiva

Come scegliamo il nostro partner?

Perché abbiamo bisogno della sua costante vicinanza?

Perché alterniamo momenti di benessere a momenti di ansia e paura?

Siamo innamorati o siamo dipendenti?

Gli incastri relazionali sono presenti in ogni relazione di coppia e si basano sulla soddisfazione reciproca di bisogni affettivi, più o meno espliciti. Quanto più il rapporto sentimentale è duraturo, tanto più l’incastro funziona. Eppure, il fatto che una relazione funzioni non equivale a dire che essa sia “funzionale”, ossia che sia fonte di beneficio per entrambi i partner. Alcune relazioni rientrano in un quadro di dipendenza affettiva: l’incastro tra i due è così potente da rendere incapaci di desiderare altro per se stessi, pur restando in una relazione distruttiva. Queste dinamiche relazionali incidono profondamente nella scelta del partner, per cui sembra impossibile vivere relazioni diverse da quelle del passato.

Il seminario illustrerà il tema della dipendenza affettiva nell’ottica della Teoria Interpersonale, secondo la prospettiva delle tendenze relazionali descritte da Karen Horney. Si parlerà di manipolazione affettiva nei rapporti di coppia e di co-dipendenza. La parte teorica sarà intervallata da momenti esperienziali, quali opportunità per eventuali riflessioni su se stessi.

Il seminario è condotto dalla Dott.ssa Nicoletta Suppa, Psicologa – Psicoterapeuta – Specialista in Sessuologia Clinica

Sede del seminario:

S.P.I.G.A. – Via Poggio Moiano 34/c Roma

PARTECIPAZIONE GRATUITA

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Prenotazioni:

Tel. 0698934725

Mail: info@spigahorney.it

 

 

 

 

amorisbagliati

Gli amori sbagliati

Gli amori sbagliati

In ogni coppia c’è un incastro relazionale, quanto più il rapporto di coppia è duraturo, tanto più l’incastro funziona. E’ difficilissimo separare i sentimenti dal discorso dell’incastro. Dovremmo farci domande sull’amore incondizionato e su quanto le caratteristiche del nostro partner influiscono sul nostro equilibrio.

Il tema dell’incastro relazionale stupisce sempre le coppie che arrivano in psicoterapia: si è abituati a dire “Stiamo insieme perché ci amiamo” o “Siamo in crisi perché non ci amiamo”. Scoprire che siamo uniti all’altro anche perché, oltre ad amarlo, egli risponde ai nostri bisogni, forse ci fa sentire egoisti. Ma questo scambio è implicito e fisiologico in ogni relazione.

Parlo di bisogni affettivi, cha vanno dal riconoscimento di sé fino ad arrivare a bisogni più nascosti, come quello di dipendere o di predominare.

Abbiamo detto che ciò che funziona va avanti, ma che un rapporto funzioni da un punto di vista dell’incastro non vuol dire necessariamente che esso sia “funzionale”! Un rapporto più durare tantissimi anni, reggersi quindi su un incastro che funziona, ma essere assolutamente “disfunzionale”, ossia distruttivo.

Capita spesso che un paziente mi ponga questa domanda: “E’giusto che io faccia questo?” Si tratta per me della domanda impossibile! E’ impossibile perché non esiste una risposta diretta, anzi, qualora esitesse porrebbe il terapeuta in errore: non spetta a lui dire cosa è giusto per il proprio paziente, tantomeno esprimere un giudizio o un parere parsonale. Eppure questa domanda impossibile si rivelerà la domanda chiave, quella che darà al paziente la SUA risposta.

Poniamoci nell’ambito delle relazioni e degli incastri. Immaginiamoci che questa domanda diventi: “E’ giusto continuare questa relazione?”, la risposta la conosce solo chi pone la domanda ed ha a che fare con la differenza che c’è tra un rapporto che funziona ed uno che è funzionale. Abbiamo detto che un rapporto funziona quando va avanti (ma questo non vuol dire che sia funzionale), invece quand’è che possiamo dire che un rapporto è funzionale? Lo è quando entrambi i parnter ne traggono beneficio rispetto ai propri bisogni affettivi. Quando una relazione ci fa stare bene, quando i momenti di felicità e appagamento superano di gran lunga quelli infelici e frustranti (mai del tutto assenti), allora vuol dire che l’incastro è funzionale.

Cosa succede nei considdetti “amori sbagliati”? Succede che l’incastro si basa su una parte che prodomina sull’altra: uno dei due sacrifica una parte di sé e l’altro usufruisce di questo sacrificio. Si parla solitamente di una dinamica “vittima-carnefice” in senso lato, ma questa definizione non rende giustizia a ciò che accade nell’incastro: o meglio, possiamo intenderla considerando questa bipolarità non in termini di “passivo-attivo”, come sembrerebbe.

Mi spiego: chi è vittima non è totalmente passivo in questa scelta, chi è carnefice non è totalmente attivo. Cosa vuol dire? Che essendo un incastro entrambi i partner “scelgono attivamente il proprio ruolo” e questo è molto evidente nei rapporti duraturi. La scelta del ruolo non è mai del tutto consapevole, sebbene resti una scelta.

Perché scegliamo sempre lo stesso tipo di persona? Perché le nostre relazioni sembrano seguire un copione? Perché non cambia mai il finale?

Molti incontri accadono per caso, non sembrerebbe ci sia un’intezionalità nella scelta di un partner, anzi ormai sappiamo perfettamente cosa vogliamo evitare, eppure ci ritroviamo nelle medesime situazioni.

Il potere di questi incastri agisce sin dalle primissime fasi di un incontro. La relazione nasce non quando si approfondisce la conoscenza reciproca, ma dalla prima stretta di mano. Inizia con le aspettative e le fantasie che inevitabilmente riversiamo sull’altro e su quello che all’altro suscitiamo.

Gli incastri relazionali sono moltissimi e quelli disfunzionali diventano a volte prigioni. Possono essere così potenti da renderci incapaci di desiderare altro per noi stessi. Si tratta proprio della nostra incapacità di saperci immaginare diversi o di saper immaginare diversa la persona che ci ama.

 

La sottomissione morbosa: dipendenza affettiva dal persecutore

La sottomissione morbosa: dipendenza affettiva dal persecutore

N.Suppa (2010), “La sottomissione morbosa: dipendenza affettiva dal persecutore” pubblicato in Trasformazioni, 2010 n° 9-10. Rivista della Societa di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi S.P.I.G.A.

La sottomissione morbosa
Il tuo modo d’amare è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio.

 I tuoi baci sono offrirmi le labbra 
perchè io le baci.
Mai parole o abbracci mi diranno

che esistevi e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, 
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire, con domande, con carezze,
 quella solitudine immensa, d’amarti solo io”.

Pedro Salinas
Da “La voce a te dovuta” – componimento XXXIX, 1933

Affettività in Adolescenza

Affettività in adolescenza

Saggio di Nicoletta Suppa “Chiamale emozioni. L’affettività in adolescenza – Un progetto di educazione affettiva”  pubblicato in “Lo Psicologo un amico a Scuola” della Dott.ssa Nicoletta Maggitti.

Abstract:

L’intervento-prevenzione a scuola in ambito psico-sessuologico, rappresenta una delle migliori opportunità di fornire ai ragazzi in età adolescenziale informazioni e “strumenti” per affrontare le trasformazioni fisiche e psicologiche che caratterizzano la loro età. Il lavoro clinico spinge a riflettere su quanto la fase adolescenziale sia particolarmente delicata e, al contempo, fondamentale nello sviluppo di quello che poi sarà l’individuo adulto.

Affettività in adolescenza

Acquista il libro “Lo Psicologo: un amico a scuola” di N. Maggitti QUI

Guarda il Video della relazione della Dott.ssa Nicoletta Suppa alla Presentazione del libro “Lo Psicologo: un amico a Scuola”