Psicoterpia Psicoanalitica Interpersonale

Psicoterapia Psicoanalitica Interpersonale

psicoanalisi interpersonale

“Non occorre – e di fatto non si può –
insegnare ad una ghianda a svilupparsi in quercia,
poiché non appena si presentino condizioni favorevoli,
le sue intrinseche potenzialità si esplicheranno”.
Karen Horney, Nevrosi e sviluppo della personalità

L’approccio psicoterapeutico da me utilizzato è quello della Psicoanalisi Interpersonale, che fa capo ai contributi teorico-clinici di K. Horney, H.S. Sullivan, E. Fromm e C.Thompson.

Nello specifico mi sono specializzata in Psicoterapia presso la S.P.I.G.A. Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo Analisi (www.spigahorney.it)

Nella scelta di specializzarmi in questo approccio teorico ha giocato un ruolo fondamentale l’importanza che queste teoria riserva alla fiducia nelle capacità di autorealizzazione dell’individuo.

Ognuno di noi è un soggetto che “sceglie”, sin dalla sua infanzia e, se l’ambiente affettivo è favorevole, può scegliere per la sua crescita e per il suo sviluppo naturale. Di principio, l’individuo non è visto come portatore di una forza distruttiva o auto-distruttiva, ma di una forza che tende all’autorealizzazione.

Se invece l’ambiente in cui viviamo non risponde a queste esigenze di crescita e autorealizzazione, ogni nostra manifestazione individuale è accolta sfavorevolmente.

Per non sentirci inadeguati, non accettati, non amati, quindi per non avvertire quella che la Horney chiama “angoscia di base”, iniziamo inconsapevolemnte a crearci  una nostra immagine idealizzata, che corrisponde in pieno alle aspettative esterne.

Questa idealizzazione di una parte di noi stessi è inconscia: finiamo per credere di essere così. Nel corso della nostra vita impieghiamo moltissime energie per fare in modo di aderire in tutto all’ideale di noi stessi. Un piccolo esempio: se ci diciamo “Io sono una persona disponibile” e idealizziamo questo aspetto di noi, faremo di tutto per continuare a manifestare la nostra disponibilità, perchè essa ci consente di essere amati, di avere un valore, ci permette di riconoscerci in quell’idea di costruita noi stessi. Eppure non stiamo bene, ma ci disprezziamo se non riusciamo a tener fede a questa aspettativa degli altri, che ormai è diventata la nostra aspettativa.  In questo meccanismo c’è una parte di noi che resta apparentemente silente, è la parte che stiamo sacrificando in nome dell’ideale, è quella parte che gli interpersonalisti chiamano “Vero Sè”.

La presenza di questa parte di noi più vera e spontanea si fa sentire attraverso il malessere. I nostri sintomi ci dicono qualcosa: anche quando stiamo male, c’è una parte di noi che continua a lottare per la nostra realizzazione.